Il presente documento, sotto forma di mozione, è stato approvato dal Consiglio Comunale di Pontassieve nella quinta seduta di lunedì 27 giugno 2016
VISTA
- La riforma in corso di riordino istituzionale, legge 56 del 7 aprile 2014 c.d. Legge Delrio, la cui attuazione andrà a modificare il sistema delle autonomie locali e a ripensare in modo costruttivo l’organizzazione dei territori, per renderla funzionale alle esigenze dei cittadini;
PREMESSO
- che il quadro nel quale stiamo operando in questi anni si sta facendo politicamente e amministrativamente sempre più complesso. Le nuove necessità di governo del territorio e le esigenze di un quadro economico e sociale profondamente modificato ci impongono di ripensare le forme e i modi dell’azione dei nostro Comuni;
- che oggi, per rispondere ai sempre maggiori bisogni dei nostri cittadini, abbiamo bisogno di servizi sempre più efficienti e di decisioni sempre più rapide e fattive che sappiano fronteggiare le criticità e lo sviluppo di tutto l’intero territorio;
- che in questo quadro lo strumento dell’attuale Unione, che ha rappresentato, a partire dalla nascita delle Comunità montane e della successiva trasformazione nell’attuale forma, uno strumento di condivisione delle politiche degli enti locali, negli ultimi anni ha fatto emergere, sul piano gestionale, importanti criticità che hanno prodotto inefficienze in termini di qualità dei servizi erogati a fronte delle risorse investite;
- che il Comune di Pontassieve non può sostenere tali difficoltà, limiti ed inefficienze gestionali dell’Unione dei comuni con l’aumento della pressione fiscale nei confronti dei propri cittadini;
- che secondo quanto emerge dal programma elettorale presentato dalla coalizione che ha sostenuto il Sindaco Monica Marini e dalle linee di mandato approvate con delibera n.71 nel Consiglio Comunale del 30 settembre 2014 ci si impegna a superare il modello di governance attuale e avviare il percorso di fusione con i comuni contermini partendo dal nucleo Pontassieve, Pelago e Rufina; in particolare il programma elettorale riporta “scommettere su aggregazioni, a volte anche molto coraggiose, di Comuni, capaci di garantire migliori servizi con riduzioni dei costi; e dunque, dalle semplici Unioni di Comuni (come quella del “Valdarno-Valdisieve”, di cui stiamo facendo tuttora esperienza) alle fusioni dei Comuni (che il quadro normativo nazionale e regionale sembra incentivare). In particolare, se pensiamo al tema del Comune Unico, possiamo partire dalla considerazione della vicinanza del capoluogo a frazioni di altri comuni (ad esempio San Francesco); i cittadini di queste frazioni si rivolgono a Pontassieve per i servizi, ma si trovano – al contempo – a vivere situazioni di disagio, perché pur distando pochi metri dal municipio di Pontassieve devono farsi decine di chilometri per sbrigare anche la più semplice pratica burocratica;
Più in generale, fra i Comuni della Valdisieve e del Valdarno si sta da tempo tessendo una tale compenetrazione ed omogeneità di servizi (storica quella fra Pontassieve, Pelago e Rufina, che potrebbe rappresentare il nucleo da cui partire) che porrà inevitabilmente l’ipotesi di vere e proprie fusioni (il Comune unico della Valdisieve), che portino a maggiori finanziamenti da Stato e Regione, allo sblocco di Patti di stabilità e ad inevitabili economie di scala.
Il documento politico “Unirsi per crescere” scaturito dalla conferenza programmatica del PD di Pontassieve, tenutasi il giorno 23 gennaio 2016, sancisce la ferma volontà di intraprendere il percorso verso le fusioni con i comuni contermini e superare l’esperienza dell’Unione e riporta quanto segue “Un’opportunità da cogliere, allora, è quella di porre in essere una significativa semplificazione del governo locale che trovi la sua sintesi in un Comune Unico.” Sempre secondo quanto riporta il documento programmatico “l’istituzione di quest’ultimo interverrebbe a sistematizzare realtà già esistenti, a dotare gli attori interessati di nuovi strumenti e nuove competenze, al quale affidare la gestione dei servizi e la formulazione delle politiche territoriali andando quindi in maniera decisa oltre l’unione dei comuni. Gli studi di fattibilità al riguardo mettono in evidenza che il superamento della forma Unione con la fusione permette maggiori economie di scala e, nel medio‐lungo periodo, il miglioramento della qualità delle prestazioni di servizio, grazie all’attivazione di un processo di qualificazione e specializzazione del personale del nuovo Comune. Tali analisi sottolineano anche i limiti o le criticità di funzionamento delle Unioni quali l’elevata complessità dei processi decisionali che deriva dalla natura di enti di secondo grado nell’ambito dei quali si conservano gli enti guidati dai sindaci che devono rispondere ai propri elettori ed elettrici. A tutto ciò si aggiunge infine l’instabilità dei rapporti inter‐istituzionali che non favorisce il verificarsi delle c.d. condizioni politiche necessarie per l’elaborazione e/o la realizzazione di progettualità di più ampio respiro;
VALUTATO CHE
- Il gruppo regionale del Partito Democratico ha portato ed approvato il 6 aprile 2016 una risoluzione inerente gli “orientamenti del Consiglio regionale in materia di fusione di comuni e di riforma del sistema delle autonomie locali” che impegna la Giunta Regionale a:
- a prevedere un potenziamento degli incentivi alle fusioni all’interno degli strumenti di programmazione regionale, come elemento principale di rafforzamento dei livelli locali di governo, sia mediante gli incentivi economici sia prevedendo, in favore dei comuni oggetto di fusione, delle premialità nei bandi regionali, a partire da quelli che veicolano le risorse dell’Unione europea;
- ad avviare un percorso, di concerto con la Prima Commissione consiliare permanente e da portare a compimento con il coinvolgimento dell’ANCI entro il 30 giugno 2016, per rivedere la normativa che disciplina la composizione e le modalità di funzionamento del Consiglio delle autonomie locali (CAL) al fine di renderlo maggiormente coerente con una mutata conformazione degli enti locali e della Regione stessa in virtù del disegno di riordino delle funzioni amministrative attualmente in fase di completamento nonché, in prospettiva, della riforma costituzionale all’attenzione della Camera per la seconda deliberazione;
- a valutare, per quanto riguarda le unioni già costituite, stante la necessità di dover continuare a garantire i benefici derivanti dalla gestione delle funzioni dei comuni su ampia scala, l’introduzione di meccanismi disincentivanti circa l’ipotesi di frazionamento ad eccezione di quelle iniziative che si propongono l’obiettivo della fusione tra comuni in un quadro ulteriormente semplificato degli assetti istituzionali locali;
- a dare ulteriore impulso al percorso di riordino e razionalizzazione dei livelli di governance dei servizi pubblici locali valutando concretamente la fattibilità di individuare un unico ambito territoriale ottimale di livello regionale finalizzato alla gestione unitaria del servizio idrico integrato e del servizio di gestione dei rifiuti urbani, analogamente a quanto già fatto con l’ATO unico per il trasporto pubblico locale;
- a promuovere il superamento degli organismi di rappresentanza degli enti locali non più attinenti all’attuale processo di riordino come UPI, UNCEM e Legautonomie, orientando tutte le risorse destinate alla rappresentanza delle autonomie in favore dell’ANCI, ormai divenuta interlocutore esclusivo in grado di strutturarsi per rappresentare le istanze di tutti i comuni toscani e di gestire progetti specifici rivolti anche ai piccoli comuni, ai comuni montani e disagiati precedentemente realizzati da UNCEM;
- a favorire opportune iniziative istituzionali rivolte a cittadini, istituzioni locali, rappresentanze economiche e sociali, finalizzate alla conoscenza e all’approfondimento circa i benefici derivanti dai processi di fusione dei comuni, prevedendo adeguate risorse per tali momenti di informazione da svolgersi mediante il coinvolgimento operativo dell’ANCI.”;
- Il Partito Democratico Regionale ha approvato il documento “TRAIETTORIE PROGRAMMATICHE DEL PARTITO DEMOCRATICO TOSCANO SUI NUOVI ASSETTI ISTITUZIONALI” che spinge i comuni a “ripensare l’organizzazione del territorio” e a “costruire una nuova identità politica della Toscana nei suoi diversi livelli istituzionali” individuando nelle “fusioni, la forma migliore di risparmio e efficienza, in maniera particolare quando i nuovi comuni raggiungono le dimensioni di 20-30.000 abitanti”;
CONSIDERATO CHE
- i processi di aggregazione dei comuni tramite fusioni comportano numerosi vantaggi economici attraverso l’attivazione di economie di scala, spostamento delle risorse da costi di funzionamento dell’amministrazione ai servizi per i cittadini e che tali processi sono funzionali ad accrescere le competenze professionali disponibili all’interno delle singole amministrazioni comunali;
- ciò comporta, inoltre, un vantaggio strategico nel segno di una maggiore visibilità del territorio e maggior potere decisionale nei confronti dei livelli superiori di governo all’interno di un quadro di complessiva razionalizzazione degli enti e di riorganizzazione degli ambiti di riferimento delle politiche regionali che andrà a definirsi meglio con la revisione delle zone distretto (da operarsi ai sensi dell’articolo 91 della l.r. 84/2015) previste all’interno delle nuove aziende USL e con la futura definizione ed individuazione, all’interno del programma regionale di sviluppo (PRS), degli specifici progetti di innovazione territoriale;
- tali progetti, infatti, come anticipato dalla risoluzione 35/2015 collegata al documento di economia e finanza per il 2016, dovranno essere funzionali all’avvio di una nuova stagione di sviluppo delle comunità locali prevedendo e stimolando politiche a ciò finalizzate da implementarsi all’interno di ambiti e aggregati territoriali corrispondenti a fattori socio-economici omogenei e dovranno, in quest’ottica, favorire percorsi di Semplificazione e aggregazione istituzionale anche in materia di governo del territorio attraverso un opportuno rafforzamento della pianificazione urbanistica intercomunale già avviata dalla legge regionale 10 novembre 2014, n. 65 (Norme per il governo del territorio)
- i processi di fusione possono utilmente favorire risposte di integrazione delle comunità e di modernizzazione delle strutture pubbliche anche nelle aree maggiormente antropizzate, comprese quelle delle città capoluogo unite in conurbazioni con i comuni confinanti facilitando la realizzazione di piani e programmi unitari di intervento nei servizi pubblici e nelle infrastrutture locali e incrementando, allo stesso tempo, le occasioni di sviluppo economico, sociale e di promozione culturale;
PRESO ATTO CHE
- le fusioni dei comuni beneficiano di contributi economici pubblici che, per quanto attiene alla normativa statale, trovano disciplina all’articolo 15,comma 3,del decreto legislativo 18 agosto 2000, n. 267 (Testo unico delle leggi sull’ordinamento degli enti locali) (TUEL) con il quale si dispone che “al fine di favorire la fusione dei comuni, oltre ai contributi della regione, lo Stato eroga, per i dieci anni decorrenti dalla fusione stessa, appositi contributi straordinari commisurati ad una quota dei trasferimenti spettanti ai singoli comuni che si fondono.”;
- negli ultimi anni gli interventi in favore delle fusioni sono stati rafforzati; per ultimo, la legge 28 dicembre 2015, n. 208 (Legge di stabilità 2016), in seguito all’approvazione di un emendamento presentato nella Commissione Bilancio della Camera dei Deputati da alcuni parlamentari toscani del Partito Democratico, prevede che, a decorrere dall’anno 2016,il contributo straordinario ai comuni nati da fusione passi dal 20 al 40 per cento dei trasferimenti erariali attribuiti per l’anno 2010, pur nel limite degli stanziamenti finanziari previsti e in misura comunque non superiore a 2 milioni di euro per ciascun beneficiario;
- ai contributi statali si sommano quelli regionali previsti dall’articolo 64 della l.r. 68/2011, mediante il quale si prevede che, in caso di fusione o incorporazione di due o più comuni, al comune risultante dalla fusione o dall’incorporazione è concesso un contributo annuale, per cinque anni, pari a euro 250.000,00 per ogni comune originario (e comunque non superiore a euro 1.000.000);
- sempre con l.r. 22/2015 è stato previsto che per le prossime fusioni (precisamente quelle per le quali il referendum si svolgerà dopo il 30 giugno 2016) i contributi erogati dalla Regione verranno ridotti della metà se il comune risultante dalla fusione o dall’incorporazione non supera la popolazione che comporta l’esonero dall’esercizio associato di funzioni fondamentali;
CONVINTI CHE
per rispettare gli obiettivi di mandato sia necessario intraprendere quanto prima il percorso di fusione per arrivare a conclusione anche prima della fine della attuale legislatura;
IL CONSIGLIO COMUNALE DI PONTASSIEVE RITIENE
- che le criticità e i limiti strutturali riscontrati nell’attuale Unione dei Comuni hanno prodotto inefficienze in termini di qualità dei servizi erogati, a fronte delle risorse investite e che non ha prodotto economie ma ha comportato maggiori spese di gestione;
- che dovranno attivarsi da subito nuove funzioni nell’unione dei comuni includendovi maggiori servizi in forma aggregate insieme a tutte le azioni e i provvedimenti necessari per migliorarne l’efficacia e l’efficienza di tale ente;
- che fino da subito debba essere operata una riorganizzazione dell’attuale Unione dei Comuni finalizzata ad evitare al comune di Pontassieve la necessità di gravare sui propri cittadini attraverso l’aumento della pressione fiscale;
- in caso di mancato finanziamento, anche del personale, che sia disposta da subito la rinuncia alla delega della forestazione;
- che se tali sforzi dimostrassero inefficaci ad ottenere i suddetti risultati di efficacia ed efficienza, il Comune di Pontassieve procederebbe ad uscire dall’attuale unione entro il 30 giugno 2017;
- di avviare nel frattempo, dove possibile, collaborazioni e gestioni associate con comuni vicini, anche fuori dall’Unione di Comuni Valdarno e Valdisieve nell’ottica di allargare il quadro politico-istituzionale e i confini dell’Unione dei comuni ad un ambito ottimale identificabile nella zona fiorentina sud-est;
- di credere nell’Unione di Comuni come luogo di condivisione di servizi su cui poter investire come punto di riferimento anche nel futuro quadro istituzionale semplificato;
- che il Comune di Pontassieve debba dare la propria disponibilità a guidare il processo di rafforzamento degli strumenti di coesione territoriale;
- di procedere quanto prima ad avviare il percorso di fusione con i Comuni contermini che sono intenzionati a percorrere tale strada, a partire dai Comuni di Pelago, Rufina e di Rignano sull’Arno con i quali condividiamo servizi e gestioni associate, con l’intento di attivare il percorso di fusione nel gennaio del 2018 con l’obiettivo di raggiungere un bacino di almeno di 35.000 – 40.000 abitanti.
E IMPEGNA IL SINDACO E LA GIUNTA:
- ad intraprendere i percorsi necessari ad attuare tale prospettiva in merito all’Unione dei Comuni Valdarno e Valdisieve;
- ad avviare una fase preparatoria con i comuni contermini in particolare con i comuni di Pelago e Rufina, Rignano sull’Arno, chiedendo formalmente ai Sindaci di portare in discussione all’interno dei rispettivi Consigli Comunali, entro la fine del 2016, la possibilità di avviare il percorso di fusione;
Pontassieve lì, 27 giugno 2016
F.to Monica Marini, Sindaco
F.to Luigi Fantini, Presidente del Consiglio Comunale
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