Il Partito Democratico della Toscana ha dato inizio a questa legislatura con un programma di mandato che è nato dal basso, con una grande campagna di coinvolgimento dei territori e che abbiamo condiviso e sottoscritto insieme ai nostri iscritti e ai nostri militanti.
Un programma che, non a caso, si chiama “Toscana 2020” perché si prefiggeva di immaginare questo quinquennio sia in termini di opere già messe in cantiere e da portare a compimento sia in termini di progettualità nuove cui dare avvio non soltanto per il tempo presente ma per costruire il futuro della nostra regione.
PREMESSA
La verifica di metà mandato ci ha visti impegnati con tutte le Federazioni Territoriali attraverso momenti di confronto sul territorio insieme ai rappresentanti del mondo del lavoro, dell’associazionismo e delle categorie economiche, sociali e produttive. Questa Conferenza Programmatica rappresenta dunque un momento fondamentale per tracciare un bilancio del lavoro fatto in questi due anni e mezzo e delle priorità su cui vogliamo concentrare la nostra azione amministrativa nei mesi avvenire. Non si tratta, però, di un punto di arrivo quanto piuttosto di una ripartenza cui intendiamo far seguire un gruppo di lavoro permanente che porti avanti il lavoro di approfondimento e di verifica dello stato di attuazione del programma. Una sorta di “cantiere aperto”, insomma, al quale tutti possano portare il loro contributo nella costruzione della Toscana che vogliamo.
Non possiamo e non vogliamo dimenticare che il contesto politico locale e nazionale in cui ci muoviamo oggi, rispetto al 2015, ha subìto delle profonde, e per noi dolorose, modificazioni. Ma pur nella diversità delle singole scelte e delle strade che sono state intraprese, il programma di mandato con il quale ci siamo presentati agli elettori e sulla base del quale siamo stati eletti da centinaia di migliaia di cittadini toscani era e resta la nostra bussola e il nostro unico orizzonte di riferimento. La dimostrazione è nel Piano Regionale di Sviluppo 2016-2020 che abbiamo approvato all’inizio dell’anno e che conferma in toto l’impianto programmatico che avevamo definito due anni e mezzo fa.
Sappiamo tutti bene che questa legislatura è nata dopo anni che sono stati tra i più duri per la storia del Paese. Una crisi profonda che si è fatta sentire anche sul nostro territorio, seppure in misure diverse a seconda delle zone, ma di fronte alla quale la Toscana ha dimostrato di saper reagire, accettando nuove sfide con coraggio, determinazione, energia e dinamismo. Più di tutto con una forte unione di intenti che ha visto enti locali, Regione e Governo lavorare insieme soprattutto nella definizione e nella gestione delle aree di crisi complessa di Livorno e Piombino fino alla definizione, giusto qualche settimana fa, anche di quella di crisi semplice di Massa Carrara.
Certo, resta la necessità di ricomporre una Toscana che viaggia ancora oggi a doppia velocità ed appare quindi sbilanciata tanto nella capacità di reagire alla crisi quanto in quella di correre verso il futuro. Un tema, questo, su cui abbiamo iniziato a dare risposte concrete ma su cui sentiamo forte la necessità di consolidare il lavoro fatto e la responsabilità di procedere senza indugi perché solo una Toscana unita, forte e coesa può giocare un ruolo da protagonista in Italia e in Europa.
E proprio dal consolidamento del rapporto con l’Europa passano le prospettive di sviluppo della nostra regione. La possibilità di accedere attraverso una progettualità efficace ai fondi comunitari, e la conseguente capacità di spesa, è infatti uno degli elementi chiave che saremo chiamati a seguire per avere a disposizione risorse da destinare ai singoli territori per accrescere il loro livello di servizi e le loro potenzialità attrattive. Risorse che, lo chiederemo con grande forza, l’Europa non dovrà diminuire quanto piuttosto trasferire in maniera più selettiva rispetto alla capacità di spesa e di rendicontazione dei singoli territori e dei singoli progetti (come dimostrano l’esempio della tramvia fiorentina o del people mover di Pisa).
IL MODELLO TOSCANA
Al centro della proposta programmatica del Partito Democratico non può che continuare ad esserci come ossessione prioritaria il tema del Lavoro, sia quello da difendere, sia quello da creare. Ogni fabbrica che chiude, ogni licenziamento, ogni posto di lavoro perduto è per noi una ferita profonda ma non possiamo e non vogliamo rassegnarci. Per questo metteremo tutto il nostro impegno per reagire alla crisi rafforzando la competitività delle nostre imprese (a partire dalle realtà piccole e medie che rappresentano il cuore del tessuto produttivo toscano) sia attraverso il completamento del percorso di sburocratizzazione, sia prevedendo sgravi fiscali e una maggiore possibilità di accesso al credito, superando il sistema dei finanziamenti a pioggia ma sostenendo la buona occupazione e la buona impresa.
Parimenti, la Toscana necessita di portare avanti quel grande piano di investimenti infrastrutturali e di opere pubbliche (a partire dal completamento del Corridoio Tirrenico e del sistema tramviario fiorentino, la realizzazione della Darsena Europa, il potenziamento del Sistema Aeroportuale Toscano anche attraverso la velocizzazione dei collegamenti ferroviari tra il centro e la costa, la cantierizzazione di progetti attesi da anni come ad esempio la Tangenziale a Nord Est di Pisa) che potranno rendere la nostra regione sempre più moderna, più competitiva, più attrattiva, più rispondente alle giuste aspettative dei cittadini, dei lavoratori e del mondo sociale, economico e produttivo.
E ancora l’ambiente, a partire da un modello virtuoso di gestione dei rifiuti. Una regione come la Toscana che vuole competere con le principali regioni europee deve essere in grado di mettere in piedi un meccanismo efficiente ed equilibrato tra tutti i territori che permetta di essere autosufficienti e non dover ricorrere ad altre regioni, con tutte le conseguenze del caso in termini di costi, per lo smaltimento di quanto prodotto. Per farlo è necessario perseguire un duplice obiettivo: da un lato l’aumento dei livelli di raccolta differenziata (oggi ferma poco sopra il 50% ma che vogliamo adeguare al 70% richiesto dalle direttive europee) con la conseguente diminuzione del conferimento in discarica (oggi ancora sopra il 30% a fronte di un obiettivo del 10%), dall’altro la messa in atto degli investimenti necessari ad aumentare la capacità di riciclo dando vita concretamente a quel modello di economia circolare su cui, per primo proprio il gruppo regionale del Partito Democratico, ha insistito e scommesso con forza.
Provvedimenti, questi, che si devono accompagnare a una politica che stoppa l’utilizzo indiscriminato del suolo, investe sulle buone pratiche della prevenzione e scommette sul recupero e la riqualificazione urbana attraverso progetti ecosostenibili di recupero tanto dagli edifici pubblici dismessi quanto delle periferie e delle zone a più alta concentrazione di degrado e conseguente rischio in termini di pubblica sicurezza.
E’ in questo orizzonte che abbiamo portato avanti le scelte di questi primi due anni e mezzo di mandato e vogliamo muovere i prossimi passi. Perché la nostra regione ha le potenzialità per proporsi come modello virtuoso di gestione dei servizi pubblici locali, di accoglienza e integrazione, di buon vivere e di eccellenze, di attrazione di investimenti per generare crescita e sviluppo, di cultura e di turismo, di incubatore di idee e valorizzazione dei tanti giovani che studiano e si formano nelle nostre università e nei nostri centri di ricerca.
La conferenza programmatica regionale riparte dunque da qui. E gli anni avvenire dovranno vedere consolidata la nostra azione politica sul territorio attraverso il proseguimento del percorso di ascolto e confronto per la definizione e la condivisione delle priorità. Il 2020, col termine della legislatura, è il nostro primo orizzonte naturale ma il nostro impegno e il nostro lavoro dovranno essere volti anche a pensare e immaginare il futuro oltre quella scadenza. Perché è nel tempo presente che si costruiscono le basi per il futuro e la buona politica è quella in grado di guardare oltre se stessa.
IL VALORE DELL’UNITA’
Veniamo da un’esperienza di trent’anni di buon governo di questa Regione, ma abbiamo la consapevolezza che nel tempo, e soprattutto nell’ultimo periodo, la percezione della politica e delle istituzioni è radicalmente cambiata. Questo ci porta oggi ad affrontare sfide nuove ed inedite. Dobbiamo dirci con grande chiarezza ed onestà che non esistono più luoghi potenzialmente immuni dal contagio dei populismi o degli estremismi e le sconfitte delle ultime elezioni amministrative, anche in realtà che da sempre ci vedevano come forza maggioritaria e di governo, ce lo hanno purtroppo dimostrato con grande evidenza.
Proprio per questo, oggi più che mai, la coesione e l’unità del nostro partito sono un valore essenziale che dobbiamo rivendicare con forza e che deve stare alla base della nostra proposta di governo. Una proposta che, a differenza di quanto propongono i nostri avversari, non deve nascere “contro” qualcuno quanto piuttosto “per” qualcosa. Il Partito Democratico, quindi, deve essere in grado di elaborare progetti e risposte concrete per i cittadini, per i lavoratori, per i giovani, per le categorie economiche, per il mondo dell’associazionismo e del sociale. In sintesi deve lavorare per costruire, insieme, la Toscana di domani.
Tra pochi mesi si celebrerà il congresso regionale e quella sarà una nuova, importante occasione di confronto attraverso cui il PD potrà rilanciare la sua azione politica, valorizzare le tante energie ed esperienze positive al suo interno e strutturarsi nel miglior modo possibile per affrontare le tante sfide che ci attendono, a tutti i livelli, nei prossimi anni.
Prima, però, ci sarà il difficile passaggio delle elezioni del 2018: quelle amministrative che vedono andare al voto comuni importanti della nostra regione (a cominciare da Pisa, Siena e Massa) e quelle politiche che rappresentano un appuntamento decisivo per il futuro del nostro Paese che rischia seriamente di veder arrestarsi quel percorso riformista di grande e profondo cambiamento a cui il Partito Democratico ha contribuito da protagonista nell’ultima legislatura.
I lavori che hanno caratterizzato questa conferenza programmatica così come le leggi e i provvedimenti a cui abbiamo dato vita in questi anni e la volontà condivisa di portare a compimento il programma di mandato con cui ci è stato affidato il governo regionale nel 2015 ci dicono che la Toscana può essere un laboratorio e un esempio positivo per tutto il Paese: il centrosinistra, per essere davvero tale e per porsi in maniera efficace come argine alle destre e ai populismi crescenti, può e deve essere una somma di valori, di programmi, di idee, di contributi, di speranze, di sogni, di progetti e non una sottrazione.
I nostri valori, uniti alla concretezza e al riformismo della nostra azione di governo, sono gli elementi che qualificano la nostra proposta e la differiscono profondamente da quella dei nostri avversari. Non c’è niente di più falso del sostenere che destra e sinistra sono la stessa cosa. Noi rivendichiamo con forza il ruolo del Partito Democratico come perno della proposta politica di centrosinistra che vede nel lavoro, nei giovani, nei diritti, nell’uguaglianza e nel contrasto a ogni violenza di genere, nella sanità universale e nel sociale, nello sviluppo sostenibile, nell’ambiente, nell’Europa i suoi punti qualificanti.
Sono questi, infatti, i princìpi che ci hanno portato a sostenere in modo compatto una nuova legge sanitaria regionale (che siamo ora chiamati ad attuare e verificare) e uno straordinario pacchetto di misure di contrasto alla povertà e all’esclusione sociale. Che ci hanno fatto intraprendere le prime azioni in materia di sburocratizzazione e semplificazione istituzionale (tema sul quale dobbiamo fare sempre più e sempre meglio) e varare una nuova legge per un settore chiave per la Toscana come quello del turismo. Che ci hanno guidato nel lavoro sulle aree di crisi e nel sostegno attraverso forme innovative di sostegno al reddito dei lavoratori che avevano perso il lavoro e terminato ogni forma di ammortizzatore sociale. Che ci hanno portato a sbloccare grandi opere attese da anni e ci hanno fatto scommettere con forza sul sostegno all’inserimento lavorativo dei giovani attraverso l’utilizzo dei fondi europei. Che ci hanno fatto investire con forza da un lato sul contrasto al rischio idrogeologico e all’erosione costiera e dall’altro sul rafforzamento dell’art bonus anche a livello regionale per il recupero e la valorizzazione del nostro straordinario patrimonio storico e artistico.
L’INVESTIMENTO SUI GIOVANI E SUL SAPERE
La nostra regione oggi è all’avanguardia sul sistema della formazione e dell’istruzione, sia scolastica che universitaria, caratterizzandosi per l’inclusività e la qualità. Basti pensare al sistema universitario, dove gli atenei toscani contano circa 120.000 studenti universitari, di cui oltre il 25% provenienti da fuori regione. È stato consolidato negli anni un sistema regionale del Diritto allo Studio (che vede circa 13.000 studenti con borsa di studio) il quale è risultato essere virtuoso a livello nazionale, rendendo la nostra regione meta ambita per gli studenti dell’intera nazione non solo per la qualità dei corsi e della formazione ma anche per le opportunità destinate alle famiglie che non possono permettersi di “avere il figlio dottore”.
Questo sistema virtuoso si ingolfa quando i nostri studenti abbandonano i banchi dell’università per trovare lavoro o “crearsi” un lavoro. Se infatti il rapporto fra studenti universitari in ingresso e in uscita risulta essere positivo, non possiamo dire lo stesso per quanto riguarda il mondo del lavoro dove il Rapporto della Fondazione Migrantes “Italiani nel Mondo” ci segnala che lo scorso anno circa 6.000 toscani hanno lasciato la nostra Regione, di questi quasi 2.000 sono giovani (fascia 18-34 anni). Londra, Parigi, Ginevra, Barcellona, la stessa Milano sono, per i nostri corregionali, mete più ambite in termini di opportunità lavorative e di crescita. E il trend vede in fuga sia persone con alta specializzazione e formazione ma anche ragazzi con basse qualifiche e titoli di studio, segno che tutti trasversalmente individuano nella fuga la strada più semplice da percorrere.
La Toscana, attualmente è una delle regioni che evidenzia le performance peggiori per quanto riguarda la percentuale di imprese giovanili. Ad eccezione del successo in ambito agricolo, grazie agli investi- menti sulle direttrici del PSR 2014- 2020 e sulla Banca della Terra, negli altri settori siamo indietro nella promozione di politiche che favoriscano fenomeni di autoimprenditorialità e liberino le idee dei giovani toscani.
È evidente che occupazione e politiche per il lavoro devono diventare la priorità, sia in termini di politiche macroeconomiche legate a imprese e attività esistenti ma anche con interventi mirati che puntino sulla qualità e la creatività, favorendo processi di autoimprenditorialità sulla base di esperienze di successo venute fuori in altre regioni, una su tutte la Puglia (e il suo programma regionale sulle politiche giovanili, “Bollenti Spiriti”). Mettendo a confronto il progetto pugliese con la parte dedicata all’autoimprenditorialità di GiovaniSì, infatti, si nota come il punto discriminante è uno solo: la “qualità” del finanziamento offerto; infatti, mentre in Puglia i contributi regionali sono a fondo perduto, in Toscana sono un prestito a tasso zero.
In genere in Italia si tende a non fidarsi dei finanziamenti a fondo perduto poiché coloro che ne usufruiscono potrebbero non impegnarsi al massimo nella propria attività, rischiando quindi di creare imprese fragili che falliscono non appena il sostegno pubblico si esaurisce. Basiamoci però sui dati. A Gennaio 2016 l’università di Bari ha effettuato un sondaggio relativo ai fruitori di Principi Attivi dal 2010 al 2015: dopo 5 anni, più della metà dei componenti dei gruppi finanziati sono oggi imprenditori o lavoratori autonomi (53,5%), seguono i lavoratori subordinati (27,3%), i lavoratori occasionali (10%) ed infine gli studenti (6%). Nessuno degli intervistati dichiara di trovarsi nella condizione di NEET (giovani che non studiano e non lavorano), mentre al momento della partecipazione al bando, erano circa l’8%. Ecco perché, dunque, possiamo provare a lavorare per modificare il Bando GiovaniSì verso l’erogazione di finanziamenti ibridi alle start-up attraverso cui i giovani vincitori del bando potrebbero ricevere una parte del finanziamento a fondo perduto ed una parte come prestito a tasso zero. In questo modo si manterrebbero i vantaggi di entrambi i modelli e si potrebbe tentare di rendere davvero più dinamico il sistema innovativo toscano.
Ma il trend delle opportunità lavorative, più in generale, non potrà essere invertito senza una seria riflessione sull’integrazione e l’interconnessione fra territori. La capacità della Toscana di competere nel mercato globale, uscito dalla crisi, sarà determinata dal superamento della lettura di una regione divisa per aree. La nostra città deve essere la Toscana, la quale deve presentarsi come una realtà reticolare, pensata come città di città, che punti ad uno sviluppo armonico ed integrato, il cui totale deve essere necessariamente superiore alla somma delle singole specificità. Questo passaggio è reso ancora più attuale dalla dimensione policentrica della nostra regione, che vede le sue città meno specializzate a livello settoriale, ma più specializzate in termini di forza lavoro, con una diffusione della condizione urbana anche in realtà prima non interessate da questi fenomeni.
COSE CONCRETE
Sappiamo bene che resta ancora tanto lavoro da fare e che dobbiamo essere all’altezza delle aspettative e delle sfide che ci hanno indicato i cittadini, siano esse la riduzione delle liste di attesa in sanità o meccanismi più snelli per l’accesso al credito, un rapporto più diretto tra Regione e territori o una mobilità più efficiente e sostenibile.
Per questo, sulla base del lavoro dei tavoli e dei documenti da loro elaborati e che al termine di questa Conferenza Programmatica metteremo a disposizione di tutti gli iscritti, abbiamo identificato alcune priorità tematiche su cui concentrare, in via prioritaria, il lavoro dei prossimi mesi.
1. AVANTI SULLE GRANDI OPERE: E’ necessario uscire dalla leggenda per entrare nel futuro di una Toscana più coesa, più vicina all’Europa, con una comunità di cittadini ed imprese che si incontra e confronta con facilità. Sul tema delle grandi opere, spesso di competenza statale, la Toscana è interessata da una serie di lavori in corso o lo sarà a breve. Ora è necessario portare a termine tutte quelle infrastrutture di cui si parla da generazioni per consentire quel salto di qualità che i toscani attendono (vedi completamento del Corridoio Tirrenico e del sistema tramviario fiorentino, realizzazione della Darsena Europa, implementazione del sistema aeroportuale toscano, velocizzazione dei collegamenti FERROVIARI tra centro e area costiera ecc.). Come avvenuto per il porto di Livorno siamo disponibili a discutere sull’attualizzazione e dell’ammodernamento dei progetti ma non è pensabile che scelte già fatte vengano ogni volta rimesse in discussione. Resta quindi intatta la necessità di scelte chiare e certezze per collegare ogni territorio.
2. PENSARE CIRCOLARE: “Pensare circolare” significa costruire le condizioni per uno sviluppo economico più forte, per un ambiente ed una qualità della vita migliore. La Toscana deve dotarsi di un nuovo piano dei rifiuti che si ponga come obiettivo l’autosufficienza (smaltire i rifiuti oltre i confini regionali porta ad aggravi di costi insostenibili) e l’equilibrio tra produzione e smaltimento tra tutti i territori. La strada su cui procedere passa da una maggiore quota di raccolta differenziata in grado di abbassare sensibilmente la quota dei conferimenti in discarica, da incentivi al riuso e da investimenti sul settore del riciclo, dall’efficientamento dei sistemi di raccolta, da forme di premialità ai comuni virtuosi e supporto a chi ha già sperimentato un’efficace gestione della differenziata. Favorire un cambiamento culturale, superare la logica lineare “produci, consuma, dismetti” per arrivare a “pensare circolare” nel rapporto tra sviluppo economico ed ambiente, sia in tema di riuso produttivo dei rifiuti (ad es. esperienze del tessile o del cartario) sia con riferimento al tema particolarmente sentito della qualità dell’aria e della riduzione degli inquinanti.
3. PIU’ PREVENZIONE, MENO LISTE DI ATTESA: Rivendichiamo con forza i risultati di eccellenza raggiunti dalla sanità toscana che per 4 anni consecutivi è risultata prima a livello nazionale nei Livelli Essenziali di Assistenza (Lea). Dare concreta attuazione alla centralità del sistema sanitario pubblico ad accesso universale significa da un lato investire sempre più sulla prevenzione e dall’altro ridurre i tempi d’attesa e su questo stiamo lavorando con una forte alleanza e responsabilizzazione dei professionisti. Al fine di garantire sia l’appropriatezza sia la sostenibilità del sistema, è importante lavorare sul governo della domanda e sulla presa in carico dei pazienti piuttosto che sul semplice aumento dell’offerta che, in sanità, rischia di condizionare le richieste. L’analisi della domanda porta quindi ad individuare percorsi specifici prima di tutto per l’oncologia e i follow up oncologici, per il materno infantile e per le malattie croniche da affrontare sul territorio con il ruolo determinante della medicina generale. Un ruolo importante può essere rivestito dal nuovo metodo di prenotazione delle visite (“dove si prescrive, si prenota” – studi dei medici di medicina generale e farmacie tra le alternative al tradizionale sportello Cup) incentrato su appropriatezza e innovazione organizzativa per arrivare a fissare la prima visita specialistica – quanto meno in urgenza – entro 72 ore. Per le prestazioni diagnostiche vogliamo arrivare al rispetto tassativo dei 30 giorni per esami urgenti e appropriati.
4. MENO TASSE PER LE PMI: La nuova legge sul sostegno alle attività produttive pone fortemente l’accento sugli interventi di carattere strategico con lo scopo di favorire processi di reindustrializzazione e riconversione nelle aree di crisi, ma anche per promuovere significativi investimenti qualificati localizzati e per innestare ricadute sulle filiere produttive e territoriali. Quindi interventi selettivi, qualificanti, e condizionati rispetto alla garanzia occupazionale. Per i sostegni alle MPMI che investono in Toscana si può invece immaginare di articolare e allargare la strumentazione in essere con le seguenti linee di intervento:
• orientare gli aiuti verso procedimenti automatici, a sportello, ma aventi precisi obiettivi e definizione puntuale degli output, non limitandosi all’assegnazione per bandi;
• prevedere agevolazioni temporizzate sull’IRAP per le Pmi neo insediate (es. 3 anni di esenzione) e esenzioni o agevolazioni da modulare sulla fiscalità locale (TARI/IMU) mediante rimborso ai Comuni di riferimento per le MPMI che investono e/o ampliano la base occupazionale in zone-bersaglio predefinite (aree di crisi, aree interne, CCN etc.).
5. IL CREDITO COME LEVA COMPETITIVA: Le scelte sulla missione e presenza di Sviluppo Toscana e Fidi Toscana dovranno essere compiute in funzione della velocità di risposta che è corretto garantire agli investitori, ma anche secondo una visione più complessiva che le veda come strumento in grado di dare sostanza alle politiche di sviluppo della Regione. E’ maturo il tempo per lavorare sul progetto di una unica Agenzia di sviluppo in grado di supportare l’azione regionale disponendo della gestione degli strumenti di intervento fondamentali per favorire il dispiegarsi di economie esterne, in termini di competenze, risorse, riduzione dei costi di transazione, tempi di realizzazione investimenti, accompagnamento e sostegno, con particolare attenzione a quei territori più deboli (aree di crisi) e periferici (aree interne) e utilizzando combinatamente sia le risorse a sostegno (incentivi, fondo rotativo per PMI, fondo unico di ingegneria per start-up e per progetti strategici) sia quelle di sistema (attrazione investimenti, internazionalizzazione, trasferimento tecnologico) nonché le professionalità specializzate per supportare i territori e le imprese nei processi di accompagnamento all’accrescimento competitivo. Ovviamente ciò in una logica di massima integrazione con gli enti locali, particolarmente per la messa a punto e la condivisione delle condizioni di insediamento.
6. UN NUOVO PATTO REGIONE/COMUNI: Alla luce del mutato contesto istituzionale conseguente all’attuazione della riforma Del Rio è necessario ridefinire in maniera stabile e strutturata il rapporto tra la Regione e le autonomie locali affinché queste possano concorrere effettivamente alla programmazione delle politiche regionali. Emerge l’esigenza quindi di una “cooperazione istituzionale decentrata” che abbia l’obiettivo di garantire la cooperazione istituzionale necessaria a un’efficace sistema di governo, basata su ambiti territoriali omogenei. Con questo scopo vengono disciplinate le “conferenze permanenti di ambito” all’interno delle quali gli enti locali potranno concorrere effettivamente alla elaborazione delle scelte, con particolare riferimento alla programmazione regionale anche di derivazione comunitaria, e alla relativa programmazione economica, oltre che all’attuazione delle politiche in tutte le materie che incidono sulle competenze delle autonomie e sullo sviluppo locale, coordinando così azioni, obiettivi e risorse. E’ infine necessario da un lato proseguire nel percorso di fusione e unione dei comuni e dall’altro dare vita a un ripensamento del CAL che tenga conto dei processi intervenuti in questi ultimi anni e che gli conferisca adeguata centralità in questo processo di raccordo, valutando anche la sua composizione in base agli ambiti territoriali omogenei. Si apre davanti a noi una stagione nuova nella quale il Partito Democratico è chiamato, insieme a tutte le forze di centrosinistra, a giocare un ruolo da protagonista tanto in Toscana quanto a livello nazionale. Possiamo contare, unici in Italia, su una comunità senza eguali di donne e di uomini e su un patrimonio di storia e di valori condivisi he non potranno mai venire meno. Serviranno l’impegno, la determinazione, il coraggio, la forza, l’entusiasmo di ciascuno di noi, nessuno escluso. Il futuro è patrimonio della collettività, non sfida che appartiene a un singolo e per questo abbiamo voluto e vogliamo immaginarlo tutti insieme. Presentando il programma di mandato all’aula, il presidente Rossi disse: “Governare una regione come la Toscana comporta una grande responsabilità, ma al tempo stesso vi assicuro che sarà anche un viaggio esaltante. E’ un’esperienza che merita più di qualche sacrificio. Per questo vi chiedo di mettere nella valigia, che portate con voi in questo viaggio, tutte le cose migliori che avete”.
Quella responsabilità continuiamo a sentirla tutta, anzi, la sentiamo oggi ancora più di ieri perché siamo a metà del cammino e, come scriveva Italo Calvino, “il camminare presuppone che a ogni passo il mondo cambi in qualche suo aspetto e pure che qualcosa cambi in noi”. Noi vogliamo proseguire, insieme, nel raggiungimento di quegli obiettivi comuni che ci siamo posti, che abbiamo condiviso e che oggi siamo chiamati a confermare e rafforzare.
Ce lo chiedono le centinaia di migliaia di persone che hanno scelto di sostenere il nostro programma, che ci hanno dato fiducia e ai quali vogliamo rispondere in maniera piena ed esaustiva.
E’ un impegno che ci siamo presi e che non possiamo e non vogliamo tradire.
Il presente documento di sintesi è stato licenziato dalla Conferenza di programma del Pd Toscana tenutasi a Pisa nei giorni 15 e 16 dicembre 2017.
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